È successa una cosa bella.
Tempo fa abbiamo fatto un esperimento perché volevamo raccontare le “relazioni al tempo dello smartphone” e, soprattutto, delle app di incontri.
Esperimento che, come avevamo dichiarato subito, si portava addosso i pregiudizi di tutta la redazione, eccezion fatta di una sola di noi che, invece, ha usato ed è tuttora iscritta ad app di dating, di più: le ha praticamente sperimentate tutte e potrebbe tenere un trattato in materia.
Ovviamente non è stata lei a condurre il test, che consisteva nel provare per un mese l’applicazione Once, ma A., ovvero, la single per antonomasia, quella che guai a organizzare una cena per farle incontrare un amico, quella che app di incontri?: non se ne parla, “roba da sfigati psicopatici”.

Com’è andata? Se non avete ancora letto, qui trovate la cronistoria di questi 30 giorni e relativi incontri, virtuali e reali, che ne sono derivati:

Di fatto, diciamo che A. potrebbe anche raccontarci il seguito di questo test, ma non è quello di cui parleremo oggi.

La cosa bella che è successa è che, quando abbiamo postato questo articolo, in tantissime ci hanno scritto per raccontarci la loro esperienza con le app di incontri e sì, ovviamente, alcune di queste erano negative ma, tra qualche nulla di fatto e un buco nell’acqua qua e là, in molte ci hanno raccontato di un mondo, molto reale e per nulla virtuale, che non conoscevamo.

Ci hanno scritto Nicoletta, che ha sposato l’uomo che ha conosciuto via app, e Tata, che sta con il compagno incontrato allo stesso modo da 7 anni; anche Matilda ci ha raccontato del suo amore conosciuto via smartphone, con cui ha un figlio. Ci hanno scritto molte altre donne e ci hanno raccontato le loro storie: storie di incontri, di intrecci di vite da cui, in alcuni casi, sono arrivate altre vite. Storie di amore.

A insegnarci, ancora una volta, che i pregiudizi sono zavorre e che l’amore ha più fantasia di noi, se ne frega dei nostri paletti e sì, arriva anche via app.

Così, eccoci qua, a raccontare una di queste storie, che abbattono quel preconcetto che anche noi ottusamente avevamo.
Anzi, facciamo che questa storia non ve la raccontiamo noi, ma ce la facciamo raccontare direttamente da Giorgia e Antonino di Roma, che ne sono i protagonisti e che ci hanno permesso di condividere anche i sorrisi della loro felicità immortalati in alcune foto, a raccontarci di un sentimento reale, concreto, palpabile e tutt’altro che “virtuale”, sebbene sia nato su un’app (che ha però lo scopo di fare incontrare le persone).

Giorgia e Antonino si sono conosciuti su Once, l’applicazione scelta da noi per il nostro test: si sono trovati senza l’aiuto del consulente personalizzato messo a disposizione dalla piattaforma, qualcuno dirà il destino, qualcuno il caso, fatto sta che si sono scelti e che ora… sono sposati!
Vivono insieme in una casa reale e hanno una storia d’amore reale, fatta di gesti quotidiani, baci della buonanotte, qualche incomprensione ogni tanto, forse, compleanni, abbracci, “non ti preoccupare, ci sono qua io”, amici da incontrare, cani (due!), e progetti per il presente e per il futuro.

In realtà all’inizio avevamo pensato di raccogliere la loro testimonianza e trascriverla in un linguaggio più “romanzato”, non travisandone la verità intendiamoci, ma giusto “infiocchettando” quel lato romantico della loro storia che a noi ciniche per posa, ma sognatrici di fatto piace tanto.

Ma poi abbiamo sentito il loro racconto e ci abbiamo ripensato: la loro storia non è una fiaba, né un romanzo e nulla è più romantico e sorprendente della vita vera quando ci si mette di mezzo l’amore. Quindi ecco le loro parole, senza censure e senza fiocchi, perché è perfetta così:

Come vi siete incontrati?
Giorgia:
Ci siamo conosciuti su Once, una App di dating che ti manda una notifica al giorno proponendoti un profilo potenzialmente compatibile con il tuo sulla base delle indicazioni che tu fornisci all’inizio.

Perché la scelta di affidarsi a un’app di dating?
Giorgia:
Veramente è stato per gioco, un passatempo, un modo per movimentare la giornata. Qualcuno non ti piace, a un altro metti “mi piace” e se anche lui acconsente si apre la chat: da lì con qualcuno scatta qualcosa, con altri capisci che già da come si presentano non fanno per te. Era divertente, tutto qua.

Antonino:
Scendevo dal ‘pizzettaro’ sotto casa e questo ogni giorno mi raccontava che usciva con una diversa. Guardandolo ammetto che, con un po’ di invidia, non riuscivo a capire come facesse… Non mi sembrava un tipo tanto attraente. ‘Ma come fai?’ Gli ho chiesto.

È venuto fuori che era iscritto a Once. Mi sono scaricato subito l’app il giorno stesso:

confesso che volevo solo “rimorchiare”.

Cosa ti ha colpito del suo profilo la prima volta?
Giorgia:
Mi ha colpito la sua descrizione. Era aperta, semplice e sincera, poi avevo di fronte un uomo capace di scherzare su se stesso: si definiva “palesemente brutto”. Chi scriverebbe una cosa del genere, invece di farsi una pubblicità positiva?

Antonino:
In tutta sincerità, Giorgia lo sa, ho messo “mi piace” come lo mettevo a quasi tutte :)
Aveva messo delle foto, dei selfie in costume da bagno, tutte foto molto ‘glam’: dava l’idea di essere una in cerca di una botta e via…

Cosa ti ha fatto capire che poteva essere la persona giusta quando avete cominciato a chattare?
Giorgia:
Ci siamo scritti fittamente da subito, lo stesso giorno che ci siamo conosciuti. A colpirmi di lui è stata la determinazione di chi sa quello che vuole. L’ho trovato irresistibile.

Antonino:
Le ho detto sinceramente che idea mi ero fatto all’inizio di lei dalle sue foto. Io non avevo niente da perdere e ho iniziato a chattare… Ho capito subito che lei non era quella da una botta e via. Abbiamo parlato di musica, di sport, poi di cose più intime, più delicate e lì ho capito che era una persona sensibile e intelligente, capace di introspezione profonda. Esattamente il contrario di come si era mostrata in quel profilo.

Quando avete deciso di incontrarvi e come è andata?
Siamo usciti 5/6 giorni dopo esserci conosciuti. Non volevamo perdere tempo.

Che eravamo interessati era chiaro, ma bisogna guardarsi negli occhi, annusarsi, per capire. Siamo andati a cena insieme, eravamo un po’ imbarazzati all’inizio, poi ci siamo rilassati. Quella sera stessa ci siamo baciati. Un bacio incredibile, da togliere il fiato, appoggiati allo sportello della macchina. I passanti, la gente sugli autobus, tutti ci guardavano, alcuni sorridevano… Sembrava una scena da film.

Dopo 2 settimane stavamo insieme, dopo 3 siamo andati a convivere, dopo 6 mesi ci siamo sposati. Non tanto per fare, ma convinti di aver incontrato la persona con la quale volevamo vivere la vita.

Vi siete dovuti scontrare con qualche pregiudizio da parte di amici o parenti?
Giorgia:
La prima ad avere pregiudizi ero io. All’inizio infatti, quando mi chiedevano “come vi siete conosciuti?”, mi vergognavo a dire “su un’app di incontri”. Mi sembrava che fosse futile, che levasse dignità alla nostra storia. Invece Antonino non dimostrava alcun fastidio per questo, anzi. E comunque nessuno ha mosso critiche al riguardo.

Antonino:
Sarà che vedendoci insieme hanno capito subito…

Quando vi siete sposati?
Era passato un mese, eravamo al nostro primo week-end insieme in un posto incredibile: una specie di eremo vicino a Viterbo, in una foresta di faggi. Nella magia del posto Antonino l’ha buttata lì: “Magari ci possiamo sposare qui”.
Ho capito subito che non scherzava, e altrettanto seriamente ho risposto.

Quali sono i vostri progetti per il futuro
Giorgia:
Siamo grandi ed è difficile avere dei figli alla nostra età. Potremmo prendere in considerazione l’idea di un’adozione o un affido.
Abbiamo due cani che adoriamo, già siamo in quattro e ci piace la nostra famiglia, ma entrambi non abbiamo avuto la fortuna di incontrare la persona giusta quando potevamo mettere al mondo un figlio. Va bene, la natura non ci permetterà di averne uno nostro, biologicamente parlando, ma i figli sono di chi li cresce.

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