"Sono una donna. Sono stata stuprata da un'altra donna". La storia di Rebecca

Quando pensiamo alla violenza sessuale, siamo abituate a pensare a un atto compiuto da un uomo verso una donna. Eppure anche le donne violentano altre donne, sebbene l'opinione pubblica, e persino la legge, tenda a pensare il contrario.

È difficile e, nonostante sembri essere diventata una triste e insana quotidianità, non ci abitueremo mai a parlare di violenza sulle donne. Perché gli stupri, le vessazioni fisiche e psicologiche, le molestie a sfondo sessuale rientrano in quel genere di cose di cui si deve necessariamente parlare ma che non si possono accettare, mai. E il fatto che le proporzioni di questo tragico fenomeno assumano, giorno dopo giorno, contorni sempre più preoccupanti e notevoli deve rappresentare solo un gigantesco campanello d’allarme per spingere sempre più donne, vittime o no, a parlare, e sempre più uomini all’educazione al rispetto verso l’altro sesso.

Già, in questo sembra stare tutto il nocciolo della questione: un uomo che usa violenza su una donna. Ma che dire delle donne? Insomma, è possibile che sia una donna a violentare un’altra donna? Riportiamo di seguito la scioccante storia di Rebecca Twinley, stuprata da una donna 18 anni fa. La nostra non vuole essere una traduzione professionale, ma una testimonianza dura ma onesta di un aspetto della violenza sessuale poco trattato se non addirittura ignorato, persino dalla stessa legge. La vicenda di Rebecca, apre infatti uno spaccato inquietante e taciuto su una violenza di cui non si parla mai.

Diciotto anni fa, sono stata stuprata violentemente e fisicamente aggredita da una donna che non conoscevo, in un luogo pubblico.
Dopo essere fuggita, sono corsa a casa e mi sono fatta una doccia. Mi sentivo completamente stordita. Ero preoccupata per quello che le persone che conoscevo mi avrebbero detto vedendomi, perché l’aggressione mi aveva lasciato vistosi segni sul volto. Cosa avrei detto loro?
Il giorno dopo ho raccontato tutto alla mia partner dell’epoca. Ha detto che non capiva come una donna avesse potuto stuprare un’altra donna. Tutto stava cadendo a pezzi. Mi sono sentita immediatamente e completamente isolata per la sua reazione.

La gente pensa alle donne solo come esseri in grado di dare cura e nutrimento. Molti faticano veramente ad accettare il fatto che possano essere capaci di crudeltà come gli uomini.

Quando si tratta di donne che violentano le donne, è un atto di violenza e di controllo; non è sesso. Per molti, penso che la mancanza di comprensione di ciò che costituisca il sesso tra le donne (quello che accade quando i partecipanti sono consenzienti) contribuisca anche alla difficoltà di comprendere la violenza donna-donna.
La reazione della mia partner mi ha spinta a non segnalare l’aggressione alla polizia. Se lei non aveva capito, pensavo, perché loro avrebbero dovuto? Ho cercato di trovare informazioni o un servizio di supporto per aiutarmi a rendere conto di quello che era successo, ma non c’era niente. Mi sentivo davvero sola.
Alcuni anni dopo, nel 2010, sono entrata a far parte dell’Università di Plymouth come docente del programma di terapia occupazionale e ho colto l’opportunità di avviare i miei studi di dottorato.

Ho deciso di studiare lo stupro da donna a donna e l’aggressione sessuale. Sapevo che era un vero problema – conoscevo personalmente altre donne che l’avevano provata – ma c’era un’assenza totale di ricerche fondate.
Per raccogliere i dati, ho iniziato con un’indagine web ascoltando l’opinione generale del grande pubblico. I partecipanti al sondaggio dovevano rispondere si o no a questi cinque punti:

– Ho avuto un’esperienza di aggressione sessuale compiuta da una donna.
– Ho sentito parlare di una donna che ha assalito sessualmente un’altra donna, oltre ad averne avuto esperienza.
– Ho sentito parlare di una donna che attacca sessualmente un’altra donna, ma non l’ho mai sperimentata.
– Non ho mai sentito parlare di una donna che attacca sessualmente un’altra donna.
– Non credo che l’aggressione sessuale da donna a donna sia possibile.

Ho ricevuto 159 risposte, nessuna delle quali era in accordo con l’ultima dichiarazione. Chiaramente, questo sondaggio era estremamente limitato, e non rappresentativo della popolazione in generale, ma la sensazione era che la maggior parte delle persone tendessero a pensare che lo stupro donna-donna non fosse possibile.
Come mi ha detto uno degli intervistati, “Se lo domandate alle persone, non c’è molta gente che pensa che le donne siano violente, in modo sessuale”.

Eppure 59 intervistate avevano provato l’esperienza di una donna che le aveva assalite sessualmente. Di queste, 38 avevano anche sentito parlare di una donna che attaccava sessualmente un’altra donna.

Il governo non riporta i dati relativi alla violenza o all’aggressione sessuale tra le donne. Ma in un’intervista per “Woman Hour” alla BBC Radio 4 ho parlato con Yvonne Traynor – CEO di Rape Crisis – che ha dichiarato: “circa il 10% degli autori di stupri sono donne“.
Ho parlato con più di 11 persone vittime di violenza in maniera molto approfondita, facendo interviste faccia a faccia ed entrando in confidenza con loro, generalmente per un periodo di un anno.

Uno dei motivi principali che impedisce loro di perseguire un processo è la definizione legale della violenza.

Prima del 1994, la legge del Regno Unito affermava che la violenza poteva essere commessa solo da un uomo contro una donna. Nel 1994, Stonewall (il principale gruppo britannico di difesa dei diritti LGBT) ha ottenuto di vedere cambiare la legge, ed è stato riconosciuto che gli uomini possano anche stuprare gli uomini.
Questa rimane l’attuale legge sui crimini sessuali del Regno Unito.

Le donne nel Regno Unito sono state condannate per aver aiutato un uomo, o più uomini, a stuprare un’altra persona. Quando loro stesse stuprano, comunque, commettono un reato invisibile in cui le vittime sono effettivamente messe a tacere.

Fonte: web

Nel settembre del 2016 una petizione [durata sei mesi, conclusasi con 20,945 firme sulle 100.000 necessarie, n.d.r.] ha chiesto la ri-definizione giuridica della stupro, per includere anche le donne nelle violenze sessuali di solito attribuite agli uomini.

Il governo ha risposto: “Siamo piuttosto d’accordo nel considerare lo stupro come atto che, per essere compiuto, ha bisogno dell’effettiva penetrazione del pene. Non abbiamo quindi nessuna intenzione di modificare la definizione legale della stupro “.

Rebecca continua:

Una delle donne con cui ho parlato, Cailey, era stata ripetutamente violentata da una donna anziana per anni, e tutto era iniziato prima che lei avesse 16 anni.
Ha parlato con un suo caro amico che ha lavorato nella forze di polizia e che le ha consigliato di non segnalare lo stupro, dicendole: “Questo è un campo minato. Se fosse un uomo potremmo essere in grado di arrivare da qualche parte, ma la persecuzione in questa circostanza è improbabile perché si tratta di una donna; stai parlando di una casistica che più o meno si aggira intorno all’1%.”

Una partecipante al sondaggio, Lauryn, è stata violentata da una donna e contemporaneamente aggredita dal suo ragazzo. Lauryn è andata alla polizia, ma in seguito ha deciso di non proseguire perché i suoi aggressori la minacciavano.
Lauryn mi disse:

Alla fine sono andata alla polizia e ho detto. ‘Non posso farlo’. C’era un ufficiale di polizia donna che mi disse: ‘Oh, sì, beh, probabilmente è la scelta giusta, vedila come un’esperienza.

Molti dei miei intervistati hanno ritenuto di non essere stati ascoltati, o di essere stati affrontati con l’atteggiamento di chi pensa che l’offesa sessuale da donna a donna non sia grave.
Quando si tenta di parlare nessuno vuole sapere“, mi disse una. Si era aperta a un amico e a un terapeuta. “Hanno taciuto, facendomi sentire come una pazza“.
Quasi tutte le donne che hanno condiviso le loro storie con me lamentano la mancanza di servizi di supporto per coloro che sono state assalite sessualmente dalle donne.

Loro e io speriamo che le cose cambino. Il sistema della giustizia penale deve riconoscere la violenza sessuale e l’aggressione sessuale da donna a donna, e i servizi di supporto devono essere resi più consapevoli della questione.
Quando le ho chiesto perché ha voluto essere coinvolta nella mia ricerca, una donna di nome Simone mi ha detto: “È solo per promuovere la consapevolezza“.
La società e la legge devono riuscire a vedere la realtà delle cose.

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