Incinta, assunta a tempo indeterminato (dall'ex immigrato arrivato via mare)

Una storia così bella che quasi non ci sembra vera. La gravidanza di una donna diventa l'occasione per avere un contratto a tempo indeterminato: ecco un datore di lavoro che rispetta i dipendenti e l'umanità intera.

Gravidanza e lavoro sono due concetti che in Italia rappresentano una contraddizione in termini. È vero che una donna con un bambino potrebbe avere delle priorità diverse da quelle lavorative, ma non per questo si deve sottovalutare lo spirito organizzativo delle donne, il loro essere multitasking, la semplice capacità di rispettare un contratto. Perché di questo si tratta. Ma nel mondo dei contratti a progetto, contratti a tempo determinato, stage e altre formule che ci hanno perfino un po’ stufate, portare a termine la gravidanza con la nascita di un bimbo è una bella gatta da pelare. Non certo per il datore di lavoro, che spessissimo non rinnova il contratto alle dipendenti incinte, ma per queste lavoratrici che, da un giorno all’altro, si ritrovano senza lavoro e con un pargolo in arrivo da sfamare e vestire.

Così, dato che purtroppo questa è la norma, come accade normalmente per chi fa informazione, vi raccontiamo l’eccezione. L’eccezione è la storia di Ben e Letizia, che è stata narrata dal quotidiano La Nazione. Il datore di lavoro e l’impiegata. L’immigrato e l’italiana. Ben si chiama Hicham Ben Mbarek: il nome svela le sue origini marocchine, anche se con il forte accento toscano non si direbbe. Ben è giunto qui in Italia quando era bambino, con la sua mamma, sullo «yacht» dice lui scherzando, anche se è arrivato con uno di quei gommoni sui quali uomini senza scrupoli sfruttano sovente la disperazione dei migranti. Ben e la mamma sognavano una vita migliore, che in Italia in effetti hanno avuto. Lui ha avuto un grosso problema di salute, un arresto cardiaco mentre giocava a calcio, ma si è ripreso grazie a un trapianto di cuore. E così, dopo i 7 mesi di attesa per il trapianto, con il suo nuovo cuore ha chiamato la sua ditta BenHeart.

Si tratta di una ditta specializzata in capi di vestiario, calzature e accessori fatti a mano, in pelle ed esclusivamente Made in Italy. BenHeart, per la quale Ben è socio con Matteo Masini, raccoglie 13 dipendenti, tra cui 12 italiani. Ma di fatto dà lavoro a circa 60 famiglie, perché si rivolge agli artigiani italiani per portare a termine i lavori che poi vende. E che sono anche amati dai vip, come Enrico Ruggeri e Luciano Ligabue. Letizia Chiari è una di questi 13 dipendenti. All’epoca della sua gravidanza aveva un contratto a tempo determinato, ma Ben, prima che Letizia partorisse, le ha proposto un contratto a tempo indeterminato. La gioia della ragazza è stata incontenibile, tanto più che il tutto è accaduto durante la cena di Natale.

Eppure Letizia già si era fatta l’idea di dover lasciare il lavoro prima della maternità, perché, con una gravidanza e un contratto a tempo determinato, questa appare essere purtroppo la prassi in Italia (e non solo). Invece da BenHeart ha trovato una dimensione umana, in cui le persone vanno oltre il genere sessuale, la religione e oltre la loro provenienza.

Perché, dice Ben, lui è musulmano sì, ma dentro di lui batte un cuore cristiano – il suo donatore di cuore era italiano e cristiano.

Ma, indipendentemente dalla biografia dei protagonisti di questa storia, Ben vorrebbe che storie come queste smettessero di apparire sui siti di informazioni, che diventassero la prassi e che le storture contro la gravidanza che ci sono ora divenissero invece l’eccezione.

È davvero un bel pensiero quello di Ben, un pensiero che ci auguriamo anche noi faccia breccia nei cuori di molti. Ma intanto fa piacere sapere che non tutto è perduto, che ci sono delle persone, datori di lavoro, che comprendono che il profitto passa anche e soprattutto tramite dipendenti sicuri e felici. E che una gravidanza è solo il modo in cui l’umanità perpetua se stessa, affinché il concetto stesso di «umanità» non sia soltanto una parola.

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