I programmi per bambini hanno seguito in televisione un’evoluzione ben precisa. Ma, tra tutti, ci sono dei format che sono giunti in molti luoghi a livello internazionale e hanno affascinato generazioni di bimbi che oggi, una volta adulti, portano quelle immagini nel cuore. Una di queste trasmissioni è senza dubbio Art Attack, che viene realizzata in Italia ma proviene da un format britannico, dal 1998. Fino al 2011 il conduttore è stato Giovanni Muciaccia, che è diventato in breve tempo l’uomo dalle mille risorse nell’immaginario collettivo.

Sì, perché Art Attack è un programma che mostra ai bambini come costruire le cose con le proprie mani, con della carta, delle forbici arrotondate e magari un po’ di colla vinilica. Compagno di avventure per Muciaccia, chi si è avvicendato dopo di lui alla conduzione del programma, o tutti i presentatori negli altri Paesi in cui Art Attack è andato in onda, era la testa parlante, una testa di argilla che commentava alcuni passaggi di ogni puntata. La testa parlante si chiamava “il Capo“. Su di essa, in questi giorni, si è diffusa l’ennesima bufala/teoria del complotto. Segno che la trasmissione gode di ottima salute e riesce ancora a scatenare l’interesse di tutti, perfino a inventare delle leggende metropolitane.

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Il messaggio nascosto nella testa parlante

Art Attack
Fonte: Web

L’ultima teoria del complotto/bufala riguarda appunto la testa parlante, come accennavamo. Il Capo, secondo alcuni, avrebbe un messaggio subliminale nascosto tra i rilievi dei capelli d’argilla. E questo messaggio sarebbe «sex» ossia «sesso». In effetti, se si guarda il Capo negli ingrandimenti delle immagini diffuse in Rete nei giorni scorsi, i complottisti potrebbero anche avere ragione: sì, tra i capelli del Capo sembra esserci una parola e questa parola potrebbe bene essere «sex». Ma facciamo un passo indietro.

Molti dei programmi per i più piccini sono spesso tacciati di contenere messaggi subliminali sul sesso, dai cartoni Disney fino a Peppa Pig – altra produzione britannica in cui sotto processo ci sono state le fattezze dei porcellini protagonisti della serie, che secondo alcuni assomiglierebbero a uno scroto.

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Ma perché nascondere dei messaggi subliminali e soprattutto perché farlo in un programma per giovanissimi? Una delle risposte è comune a tutte le teorie del complotto e cioè: non dire la verità, controllare le menti. Ma è tutto sempre più assurdo. Eppure non è una novità che arrivino “attacchi” del genere ad Art Attack.

La bufala di Giovanni Muciaccia satanista

Art Attack
Fonte: Lercio

Qualche anno fa le bufale non hanno risparmiato neppure l’edizione italiana di Art Attack. A seguito di un articolo di Lercio, si è diffusa l’idea che l’ex conduttore Giovanni Muciaccia fosse satanista e il programma contenesse dei messaggi subliminali che inneggiavano a Lucifero. In realtà, come tutti sappiamo da anni, Lercio è un sito satirico, ma purtroppo non tutti se ne sono accorti: così qualcuno ha rilanciato la notizia come vera. Ma che cosa si diceva?

Nell’articolo originale di Lercio, Muciaccia era accusato di satanismo perché un bambino era stato sorpreso a tagliare la gola al suo criceto con un paio di forbici dalle punte arrotondate. Il bambino, interrogato, ricordava solo di stare guardando una puntata di Art Attack sulla costruzione di una ruota per criceti. Chi ha rilanciato la satira come bufala ci è caduto con tutte le scarpe, dato che il nome del bambino – si deve peraltro ricordare che la deontologia giornalistica sostiene che i minori non vengano citati negli articoli in modo da non essere riconosciuti e quindi da essere tutelati nei casi di cronaca nera – era Carlo Mansoni, un’italianizzazione di Charles Manson, il celebre satanista e mandante del massacro di Cielo Drive. Tanto che, sempre nell’articolo di Lercio, si racconta che il piccolo Carlo avesse scritto sui muri della sua cameretta “Helter Skelter”, titolo di una canzone dei Beatles che ha sempre ossessionato Manson.

Muciaccia è stato protagonista insieme ad Art Attack di altri articoli molto simpatici di Lercio: in uno si sosteneva l’identità tra il conduttore e lo street artist Banksy, mentre in un altro si raccontava di come la censura si sia abbattuta sull’episodio in cui veniva spiegato come creare la Sindone.

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