In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa.
In Italia una donna su tre subisce abusi.
In Italia una donna su dieci è vittima di molestie sessuali sul lavoro.
In Italia le donne guadagnano circa il 20-25% in meno dei colleghi uomini.
In Italia le donne spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro per accudire i figli o scegliere di non farne se vogliono restare nel mondo del lavoro.

In Italia succedono queste cose. E allora perché vogliamo parlare delle tette di Emma Watson?
In realtà non vorremmo, ma è necessario.

È necessario perché è successo di nuovo.
È successo quello che era accaduto con lo spacco di Diletta Leotta a Sanremo. È successo quello che in realtà accade ogni giorno, nel quotidiano spiarsi vestiti troppo corti o scollati e nelle confidenze tipo “lui ha sbagliato, certo che però lei va in giro vestita in quel modo”.

Siamo donne piccole, dal femminismo bigotto, se pensiamo di poter difendere e pretendere i nostri diritti fondamentali e nel frattempo calpestarli, sostenendo che una donna con uno spacco o che mostra un seno nudo non può parlare di violenza sulle donne e di lotta per i diritti delle donne.

Credits: Photo by Tim Walker – Vanity Fair America

Cosa c’entrano le mie tette con il femminismo?

Si chiede giustamente Emma Watson, da tempo in prima linea per i diritti delle donne che, dopo la pubblicazione di questa e altre foto per Vanity Fair, è stata accusata da molti utenti sui social, soprattutto donne, di non poter parlare di femminismo facendo vedere le tette.

Femminismo significa dare una scelta alle donne, non è un bastone con cui battere altre donne. Riguarda la libertà, la liberazione. Riguarda l’eguaglianza e davvero non so cosa le mie tette abbiano a che fare con questo.

Già, cosa c’entrano le tette della Watson?

Siamo donne vittime di un maschilismo che ci è talmente entrato sottopelle da credere che zittire una donna per un abito o un lembo di pelle mostrato sia difendere la nostra dignità di donne.
Siamo donne maschiliste, convinte di difendere il nostro essere più di un corpo, quando inveiamo contro altre donne o sottintendiamo gli stessi insulti, dicendo che una donna vestita così non è idonea a parlare di diritti, .

Siamo donne che si privano da sole della possibilità di parlare e pretendere diritti sempre e non solo se l’abito è adeguato o solo in assenza di altri fattori giudicati inopportuni.

Siamo donne che si indignano quando si parla di rivalità tra donne e di donne che sono le peggiori nemiche delle donne e poi siamo le peggiori nemiche delle donne.

Siamo donne che dobbiamo riconoscere il maschilismo che la nostra cultura ci ha instillato talmente in profondità che, a volte, lo scambiamo per femminismo.

Siamo donne migliori di così.
Siamo donne che devono pretendere diritti che dovrebbero essere scontati ma non lo sono.
Insieme. Non per un giorno, ma per sempre e per tutte.

In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa.
In Italia una donna su tre subisce abusi.
In Italia una donna su dieci è vittima di molestie sessuali sul lavoro.
In Italia le donne guadagnano circa il 20-25% in meno.
In Italia le donne spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro per accudire i figli o scegliere di non farne se vogliono restare nel mondo del lavoro.

Questo è ciò di cui dobbiamo parlare. Non delle tette di Emma Watson.

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