Non c’è niente che possa giustificare un atto di violenza su una donna, figuriamoci un abuso sessuale su una bambina di solamente 7 anni che si porterà nell’anima un dolore insanabile per tutta la vita. Quando poi la violenza arriva dal compagno della madre, quindi da quelle persone che dovrebbero essere punti di riferimento e protezione, l’orrore è inimmaginabile. La pena, quella, purtroppo non è certa neppure in questo caso.

È successo a Torino, dove la Corte d’Appello non ha potuto far altro che prosciogliere l’uomo, ex compagno della madre dell’allora bambina abusata, oggi ventisettenne, condannato in primo grado a 12 anni di carcere dal tribunale di Alessandria, perché sono trascorsi vent’anni dal fatto e il reato è andato in prescrizione. Ad emettere la difficile sentenza il giudice della Corte d’Appello Paola Dezani, che con queste parole non ha potuto fare altro che leggere la sentenza di assoluzione per prescrizione del reato:

Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano

Dure anche le parole di Arturo Soprano, Presidente della Corte d’Appello

Si deve avere il coraggio di elogiarsi, ma anche quello di ammettere gli errori. Questa è un’ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema

Ma la consapevolezza dell’ingiustizia non basta e lo stupratore è prosciolto.
Resta una giovane donna di 27 anni cui la giustizia – oggi con la “g” minuscola – ha detto fondamentalmente un

ci dispiace tanto, ma ci siamo distratti e ora l’uomo che ti ha stuprato a 7 anni è definitivamente impunito.

Vent’anni fa quell’uomo ha potuto abusare di lei senza conseguenze, mentre la madre andava a lavorare e la lasciava inconsapevole alle cure del suo compagno, un orco senza pietà che approfittava della sua assenza per soddisfare le sue fantasie sessuali. La piccola, come riporta Repubblica, fu “trovata per strada in condizioni precarie, era stata portata in ospedale, dove le avevano riscontrato traumi da abusi e addirittura infezioni sessualmente trasmesse”.

Il processo è avvenuto ad Alessandria. Per l’uomo, accusato di maltrattamenti e violenza sessuale, è stata chiesta l’archiviazione di parte della condanna e viene condannato in udienza preliminare solo per maltrattamenti. Il giudice rimanda gli atti alla procura per procedere anche per violenza sessuale, ma gli anni passano e la sentenza di condanna è ancora troppo lontana fino a quando gli atti tornano in primo grado e l’orco viene condannato a 12 anni di carcere.

Successivamente, gli atti sono stati spostati da Alessandria a Torino per il secondo grado. Ma la questione rimane ferma per nove, lunghissimi anni. Quando verrà fissato il processo? Continua ad esserci un punto interrogativo: più gli anni passano, più la legge sembra essersi dimenticata di quella bambina.

Nel 2016, il Presidente Arturo Soprano allarmato dalla lentezza di troppi procedimenti interviene, ma è troppo tardi

Ho tolto dalla seconda sezione della corte d’Appello circa mille processi, tra cui questo, e li ho ridistribuiti su altre tre sezioni. Ognuna ha avuto circa 300 processi tutti del 2006, 2007 e del 2011. Rappresentavano il cronico arretrato che si era accumulato.

La prima sezione ha tra le mani il caso iniziato nel 1997 per un anno, ma l’udienza si è svolta solo ora

Ormai, però, era intervenuta la prescrizione

E non c’è più nulla che i giudici, ritiratisi lungamente a discutere dopo aver ascoltato le scuse della procura, possano ormai fare.

Non c’è giustizia per quella bambina, oggi donna che ha commentato il suo rifiuto a partecipare al processo con un

Voglio solo dimenticare

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