Cassidy, violentata a 13 anni suicida a 15: in questa lettera il suo ultimo desiderio

Pensare ad aiutare gli altri anche quando non si vede via d'uscita: ecco la storia di Cassidy, che si è suicidata a 15 anni, a due anni dalla violenza sessuale e dal cyberbullismo prolungato e continuato di cui è stata vittima.

La violenza sessuale lascia delle cicatrici profondissime, non solo a livello fisico, ma anche e spesso soprattutto emotivo. È una delle ragioni che troppo spesso spinge le vittime a non denunciare, a tenersi tutto dentro, a convincersi che non c’è modo, non ci può essere aiuto esterno. Invece l’aiuto esterno ci può essere e può essere determinante: pensiamo ai centri antiviolenza, pensiamo agli psicologi ma anche a quello che possono fare le persone più vicine a noi che ci vogliono bene.

Purtroppo le violenze sessuali non sempre vengono trattate nel giusto modo. Lo dimostra bene questo video: cosa succederebbe denuncia di furto fosse tratta come una di stupro?

Tutti, in modi differenti ovviamente, possono contribuire con un piccolo passo in più per vincere e superare quell’orribile esperienza. Ma quando la violenza viene prolungata e si estende ad altre persone, anche in altre forme, che si fa?

Ci sono delle situazioni che sono spesso complicatissime – ogni storia di violenza sessuale lo è per una ragione o per un’altra – ma quella che vi stiamo per raccontare è particolarmente emblematica. Così tanto che ci auguriamo che raccontarla serva a non farne accadere più di simili. La storia è quella di Cassidy Trevan, una studentessa australiana di 15 anni, che fu oggetto di violenza sessuale quando ne aveva 13. Cassidy, purtroppo, non può raccontare la sua storia in prima persona, perché si è suicidata. Le sue esperienze di violenza e poi di cyberbullismo le hanno reso impossibile passare un giorno in più sulla Terra. Cosmopolitan ha raccolto il racconto della mamma di Cassidy su Australia’s 9 News, e una lettera che la donna ha trovato sul suo laptop dopo la morte del giovane angelo.

La storia di Cassidy e la violenza sessuale

Violenza sessuale
Fonte: Facebook @ Linda Trevan

La madre di Cassidy si chiama Linda Trevan. È stata lei a raccontare ai media australiani che lo stupro della figlioletta fu organizzato da due compagne di classe – due ragazze – ma gli esecutori materiali dell’abominio sono stati due compagni, più un terzo che faceva da palo. L’orrore non è finito qui però, non si è fermato. Cassidy è stata poi abusata emotivamente: questi ragazzi e queste ragazze l’hanno presa in giro e hanno sparso voci sui social network nei confronti della compagna. Tanto che non le è servito a molto cambiare scuola.

Quello che è accaduto ha contribuito a far decidere a Cassidy che non ci fosse altro rimedio che la morte. Però la lettera che sua madre ha trovato nel computer è illuminante: ci fa capire quanto anche la stessa Cassidy non voleva che il suo dramma toccasse altre sue simili. La giovane vittima ha rifiutato una formale denuncia, perché temeva delle ritorsioni da parte di quei ragazzi che avevano organizzato ed eseguito lo stupro. Questa storia ci fa comprendere che l’essere umano è in grado di compiere bassezze senza fine, ma anche in grado di provare un’empatia sconfinata verso i propri simili. Ecco gli stralci della lettera pubblicati da Cosmo.

La lettera

Violenza sessuale
Fonte: Pixabay

Ero una studentessa alla [il nome della scuola è stato oscurato] e sono stata stuprata da alcuni degli studenti che ancora la frequentano. […] Il mio scopo è mettere in guardia le altre persone (studenti per lo più ma anche genitori) su ciò che possa accadere, perché sono preoccupata che ciò che [i miei carnefici] poterono fare a me lo potrebbero fare ad altri ragazzi come me, o almeno provarci. Avete davvero il potere di impedire che questo avvenga. […] Non lo sto facendo per vendetta contro quegli studenti che mi hanno stuprata, che hanno organizzato lo stupro, che mi hanno bullizzata sullo stupro, che mi hanno presa in giro o qualcosa del genere. Lo sto facendo perché oltre 1500 studenti tra i 7 e i 12 anni sono al momento iscritti a quella scuola e hanno bisogno di essere avvisati. […] Se qualcuno prova a farvi questo, credetemi che vale la pena lottare! Lottate! Se non lo fate lo rimpiangerete per il resto della vostra vita come faccio io. Ce la potete fare. State attenti. Siete avvisati. State al sicuro.

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