I camici dei medici rappresentano qualcosa di affascinante. Nelle commedie che spesso guardiamo non manca mai il personaggio di una ragazza svampita pronta a sciogliersi di fronte a un camice. E spesso si scherza – vedi la saga di “Ti presento i miei” – sul ruolo del camice e di quanto differisca quello dei dottori e quello degli infermieri. Chi sia mai stato ricoverato almeno una volta lo sa, l’ha notato: esiste quasi un codice per distinguere il personale in un ospedale.

Come per le linee sulle mani, non tutti conoscono il vero perché di questi differenti colori:

Avremo notato per esempio che i medici vestono con il camice bianco, le ostetriche vestono di blu – o di verde acqua se sono le ostetriche addette dal nido – che le infermiere sono vestite di bianco e così via. Anche se magari, da ospedale a ospedale i codici possono essere diversi. Ma non ci dovrebbe stupire il fatto che i medici di tutto il mondo optano solo per due colori quando parliamo di camici da sala operatoria, verde e blu: come si spiega questo fenomeno?

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Un articolo di BrightSide contribuisce a svelare l’arcano. A quanto pare, da quando è nata la professione medica esercitata negli ospedali, i medici hanno sempre indossato dei camici bianchi: tutto è cambiato nel 1914 – cioè all’inizio della Prima Guerra Mondiale – quando un dottore donò al mondo il camice “ufficiale” per la sala operatoria, che era inizialmente verde per poi diventare in alcuni casi blu.

Fermiamoci un attimo e immaginiamo il periodo storico. È l’inizio della Prima Guerra Mondiale: come tutti sappiamo una guerra di trincea, uno dei più grandi olocausti di giovani dell’era contemporanea. Già immaginiamo le crocerossine – che magari nelle nostre menti hanno più o meno le fattezze di Candy Candy – correre su e giù per i corridoi del nosocomio con feriti gravissimi e insanguinati sulle barelle, feriti da operare d’urgenza.

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E ora immaginiamo che cosa possa accadere se si sta operando una persona completamente insanguinata e lo si sta facendo con un camice bianco. Naturalmente non ci riferiamo alle macchie, che vanno via anche solo pretrattando con acqua fredda, ma al fatto che se si guarda il rosso o il rosso scuro e poi il bianco si ha come la sensazione di essere abbagliati e ci vuole anche qualche minuto per riprendere il completo controllo della vista. Accade la medesima cosa quando in inverno il sole splende sulla neve. Il fenomeno, in sala operatoria, diventa pericoloso per la tempistica e quindi per l’incolumità del paziente.

Camici dei medici
Fonte: Pixabay

La scelta del verde e del blu ha a che fare con la teoria dei colori, che è qualcosa che in realtà tutti conosciamo perché ci viene insegnata all’asilo. Secondo questa teoria, ci sono dei colori primari – rosso, blu e giallo – e dei colori secondari che dipendono dalla combinazione di due dei colori primari per volta. Così da rosso e blu nasce il viola, da blu e giallo il verde, da giallo e rosso l’arancione. Quindi il rosso è l’unico colore primario escluso dal verde, che è composto dagli altri due, blu e giallo.

Il verde e, per estensione, il blu sono quindi considerati l’opposto del rosso e questo consente al personale in sala operatoria di focalizzare tutta la propria attenzione sull’anatomia umana e in particolare sul colore rosso. Basta solo un po’ di esperienza – e nel campo medico questo è qualcosa di fondamentale, sebbene non sia da sempre scontato – per cambiare le cose in meglio. E così un dottore nel 1914 pensò a quella che all’epoca sarà stata una vera e propria rivoluzione, ma i cui benefici conosciamo ancora oggi.

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