Conoscete la leggenda dell’arcobaleno? Racconta che all’estremità dell’arco si cela un tesoro, una pentola piena d’oro. In realtà l’arcobaleno è un’illusione ottica nata dalla luce. Accade quando i raggi del sole attraversano le particelle d’acqua, minuscole, che restano sospese in cielo dopo un acquazzone. Allora la luce si scompone nei sette colori da cui è formata: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e violetto.

(Bisogna ammettere una cosa: ha una sua poesia anche la spiegazione scientifica!)

Fonte: Gabriel Dawe

Poco importa da quale punto di vista lo si apprezza, l’arcobaleno è sempre un fenomeno meraviglioso da osservare. La sua bellezza ha ispirato e commosso tutte le culture del mondo, e questo fin dai tempi più antichi. Già la luce dopo un temporale è bella, particolare e molto più intensa. Se poi ci capita di scorgere un arcobaleno – magari di quelli bellissimi, definiti, con l’arco completo, persino doppi – ci si blocca il fiato. E succede sia alle ciniche con i piedi per terra, sia alle ragazze romantiche e sognanti, amanti degli unicorni, dei brillantini e dello zucchero filato.

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Un fenomeno tanto bello quanto impalpabile, difficile da catturare. Proprio per questo esistono leggende come la pentola d’oro: andare a caccia della fine dell’arcobaleno è impossibile, l’arcobaleno è solo un gioco di luci nell’aria, basta cambiare prospettiva per non vederlo più. E questa è sempre stata una sfida per gli artisti: catturarne l’essenza sfuggente.

Un artista, in realtà, c’è riuscito: ha letteralmente chiuso l’arcobaleno in una stanza. Si chiama Gabriel Dawe ed è messicano. Nel 2000 si è trasferito in Canada, cercando nuova linfa per la sua arte. Lontano dalla sua terra ha potuto sperimentare delle tecniche per lui proibite poiché tipicamente femminili: quelle della tessitura. Essendo lui un uomo, in Messico sarebbe stata un’attività molto malvista. In Canada ha potuto finalmente dedicarsi alla sperimentazione.

Fonte: Gabriel Dawe

Ora vi chiederete: cosa c’entra l’arte tessile con l’arcobaleno? C’entra eccome! Pensate alle particelle d’acqua sospese in cielo: ecco, lui – non potendo replicarle – le ha sostituite con migliaia e migliaia di sottilissimi filamenti di poliestere. Sospesi dal pavimento al soffitto, sono diventati la “base” riflettente del suo arcobaleno. Strategicamente piazzati sotto lampade e lucernari, questi filamenti sono costantemente inondati di luce.

Tanto basta a creare un arcobaleno stupefacente, perfetto, in grado di riempire stanze grandissime con la sua sola presenza. Uno spettacolo affascinante quanto semplice, che attira costantemente frotte di visitatori (ovviamente di tutte le età). E come potrebbe essere altrimenti? In natura bisogna essere fortunati per adocchiare un arcobaleno. Grazie a Gabriel Dawe, da oggi basterà visitare un museo per trovarsi immersi nella magia della luce e dei colori.

Fonte: Gabriel Dawe

Ecco, a proposito di musei. Torniamo con i piedi per terra e passiamo al tasto dolente, almeno per chi vive in Italia: al momento “Plexus no. 35”, la mostra di Gabriel Dawe, si trova in Spagna, nel museo dell’arte di Toledo. Sarà visitabile fino al 22 gennaio. Ma siccome questo è un articolo sull’arcobaleno – e l’arcobaleno ci spinge ad essere più speranzose e ottimiste – eccovi tre buoni motivi per gioire di questa notizia:

  • Insomma, guardiamo il lato positivo: l’artista è messicano e risiede in Canada. Almeno la mostra si trova in Europa. Poteva andarci molto peggio!
  • Capodanno è alle porte e probabilmente non avete ancora deciso cosa fare (nessuno sa mai cosa fare a Capodanno, chi dice il contrario mente). Perché non scegliere proprio la Spagna per un weekend all’estero? Toledo è una città splendida e dista mezz’ora di treno da Madrid. Un folle San Silvestro nella capitale iberica e poi tutte a Toledo, per iniziare l’anno nuovo immerse nell’arcobaleno: che ve ne pare come programma?
  • La mostra sarà visitabile fino al 22 gennaio. Il che significa che il giorno seguente farà i bagagli e andrà… giusto, chissà dove andrà? Magari presto potrebbe arrivare anche qui, in Italia. Incrociamo le dita e… speriamo nel’arcobaleno!
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