Le donne belle hanno meno autorevolezza? Certo che no, ma sono trattate come se l’avessero. È quello che emerge da uno studio condotto dalla Tel Aviv University tra i dipendenti di una multinazionale olandese, e pubblicato sulla rivista “The Journal of Work and Organizational Psychology“. Secondo lo studio, le donne belle non solo guadagnerebbero meno degli uomini – come capita purtroppo molto spesso a tantissime categorie di lavoratrici – ma guadagnerebbero meno anche di altre colleghe considerate meno belle. In altre parole, quello che è un luogo comune è diventato realtà e ancora oggi lo è. Abbiamo automobili elettriche, nuove consapevolezze sull’alimentazione, cure per moltissime malattie, le nostre antenate morivano di carie e di parto, eppure questo non cambia: il sessismosul posto di lavoro è ancora all’ennesima potenza.

L'”incoerenza di stato” – si legge nello studio – è una situazione in cui vi è una mancata corrispondenza oggettiva o soggettiva tra, ad esempio, la formazione di una persona e il suo reddito. Questa mancata corrispondenza potrebbe trasformarsi in miglioramento dello stato, quando i salari superano il proprio capitale umano, o in abbassamento di stato, quando il capitale umano supera il proprio salario. Anche se l'”incoerenza di stato” colpisce atteggiamenti e comportamenti dei dipendenti, poco si sa circa le differenze individuali in questa variabile. L’attuale studio indaga se i rapporti di piacevolezza e di dominio, con oggettiva e soggettiva incoerenza di stato, variano in base al genere.

Parole complicatissime in pratica, per dire che non sempre quello che guadagniamo corrisponde a quello che valiamo, sia in termini di formazione, sia in termini di capacità. Ma a quando pare c’è anche dell’altro: lo studio introduce quindi i concetti di piacevolezza e dominio, che sono collegati all’idea dell’ufficio orizzontale, in cui tutti sono alla pari, o all’idea dell’ufficio verticale, in cui tutti sono all’interno di un rapporto gerarchico. Non solo: la piacevolezza è un concetto legato alla donna, il dominio all’uomo. Cioè, anche se non ce ne accorgiamo o lo neghiamo a noi stessi, viviamo in un luogo comune sul posto di lavoro: la donna è bella, l’uomo è potente.

Abbiamo analizzato gli stati di informazione e di compenso oggettivi e soggettivi – continua lo studio – tra un campione di 375 dipendenti. Abbiamo scoperto che gli uomini che hanno espresso un tratto di genere non congruente, cioè la gradevolezza, hanno sperimentato un effetto contraccolpo oggettivo rispetto agli uomini dominanti, mentre le donne che hanno espresso un tratto di genere non congruente, cioè il dominio, non hanno sperimentato un effetto contraccolpo oggettivo rispetto alle donne gradevoli. Inoltre, i nostri risultati mostrano che i dipendenti gradevoli, sia uomini che donne, si percepiscono come in avanzamento di carriera, quando in realtà non lo sono. Infine, mostriamo che l’incoerenza di stato oggettiva media i rapporti di piacevolezza e di dominio con l’incoerenza dello stato soggettivo.

Ovvero: esiste una questione non di poco conto in questa ricerca, che ha a che vedere con l’oggettività e la soggettività dell’aspetto esteriore. In un mondo in cui nessuno può ormai ritenersi davvero brutto esteriormente – tra diete, chirurgia plastica, depilazione permanente e trucco – coloro che curano di più il proprio aspetto sono considerate più belle. E vengono penalizzate sul lavoro perché si suppone che perdano tempo a rendersi tali. Un assurdo che sembra impossibile da comprendere tranne quando poi si passa all’analisi delle buste paga. Perché situazioni del genere ci sembrano da film, da cliché, non da realtà reale.

Abbiamo sorriso tutti per le peripezie di Reese Witherspoon nella saga de “La rivincita delle bionde“. Il film parlava di una ragazza abbandonata dal fidanzato che la riteneva frivola e stupida solo perché bella e bionda: la protagonista però non solo riusciva a entrare a Legge ad Harvard, ma i suoi risultati erano molto brillanti e, ancora matricola, avrebbe difeso la sua prima cliente accusata di omicidio, con successo. Abbiamo sorriso perché tutto ci appariva iperbolico, impossibile. Ora che sappiamo che c’è dell’altro, ci sarà davvero difficile ridere.

13
La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!