"La mia bambina, sopravvissuta al cancro, si è uccisa a 12 anni per colpa dei bulli"

Bethany Thompson, 12 anni, è riuscita a superare un cancro al cervello diagnosticatole quando aveva appena 3 anni. Ma si è tolta la vita perché non riusciva più a sopportare gli atti di bullismo di cui era continuamente vittima a scuola. Una storia terribile, di cattiveria ed ignoranza, che punta di nuovo i riflettori su un problema gravissimo e difficile da debellare.

Posa con una corona sopra la testa, perché, come tutte le ragazzine di 12 anni, anche Bethany sognava, forse, di diventare un giorno una persona famosa, magari una principessa. Posa accanto ai suoi genitori, Wendy Feutch e Paul Thompson, tutti e tre sorridenti. Perché quello era il sorriso di Bethany, non una smorfia da bambina capricciosa come se ne vedono spesso in giro, di quelle che la foto coi parenti proprio non la vogliono fare e allora, per dispetto, piantano lì l’espressione annoiata e seccata; quello era il sorriso con cui Bethany aveva imparato a sorridere dall’età di tre anni, da quando, così piccola, le era stato diagnosticato un tumore al cervello, che aveva comportato operazioni e cicli di radioterapia. Il male era stato sconfitto, nel 2008, ma gli interventi avevano danneggiato in maniera permanente alcuni nervi facciali, conferendole quel particolare sorriso irregolare.

Bethany, ad appena 12 anni, aveva passato molte più cose di quanto ogni suo coetaneo abbia mai visto o fatto nella sua breve vita: era una piccola guerriera, che con l’aiuto dei medici e dei genitori era riuscita ad abbattere quel male tremendo, oscuro, che l’aveva colpita quando era poco più che una bebè, e adesso sognava, con la sua corona fra i capelli, di diventare grande, di diventare qualcuno.

Ma Bethany ha trovato sulla sua strada un altro nemico, grande e temibile quanto il cancro, e questa volta non ce l’ha fatta a sopportare, a combattere, e l’ha lasciato vincere; perché Bethany si è trovata di fronte al più spietato dei sentimenti umani: la cattiveria, quella che nasce dall’ignoranza, dall’odio, dalla stupidità. L’ultima agghiacciante notizia di bullismo viene dall’Inghilterra attraverso un crudele “gioco” chiamato Pull a pig che, insieme alla vicenda di Bethany, non fa altro che aggiungersi alle dolorose violenze che stanno colpendo la gioventù moderna:

Bethany si è tolta la vita perché non riusciva più a tollerare i commenti, i sussurri, le prese in giro dei bulli che, a scuola, la prendevano in giro, proprio a causa di quel sorriso irregolare, che era la testimonianza del dolore già passato nella sua vita, ma che per gli altri era solo un motivo di derisione.

La bambina frequentava la scuola media Triad, situata in una cittadina non lontana da Columbus, nell’Ohio, e per anni, nel silenzio, aveva dovuto ingoiare le angherie, le torture, i tormenti psicologici, dei coetanei, dei compagni di scuola, che trovavano divertente, forse “figo”, deriderla per quel difetto fisico. Senza minimamente immaginare cosa ci fosse dietro, che cosa per lei rappresentasse. O forse sapendolo, ma fregandosene, come solo chi agisce nell’odio è in grado di fare.

C’è chi, alle prese con i bulli, trova fuori la forza ed il coraggio di reagire, di rispondere; ma purtroppo c’è anche chi, come lei, come Tiziana, come tante altre (troppe) vittime innocenti, non riesce a vivere sotto il peso schiacciante, opprimente, dei giudizi, delle offese, degli insulti gratuiti… e preferisce farla finita.

Racconta la mamma che il 19 ottobre Bethany si era confidata con la migliore amica, tornando a casa da scuola con lo scuolabus.

“Ti voglio bene- le avrebbe detto- e sarai sempre la mia migliore amica, ma non sono più disposta a subire.

Le aveva detto che si sarebbe tolta la vita.

E quello che in un primo momento poteva sembrare lo sfogo rabbioso, sconsolato, di una ragazzina tormentata, si è invece trasformato, purtroppo, di lì a poco, in una devastante realtà: Bethany ha messo da parte la forza con cui si era tenacemente trascinata fuori dal cancro, e, presa una pistola (di cui ancora non si conosce il proprietario) è andata in veranda, e si è sparata. I tentativi di chiamare i soccorsi e di lanciare l’allarme da parte dei genitori, che hanno ritrovato il corpicino senza vita, si sono rivelati del tutto inutili: Bethany se n’era andata, li aveva lasciati vincere.

La gente deve sapere che anche le cose più irrilevanti, soprattutto le parole, possono uccidere qualcuno- ha detto Wendy, la madre- Ora nel mio cuore c’è il vuoto. Lei ha fatto parte della nostra vita per 12 anni, ma ora non c’è più. E niente o nessuno sarà in grado di riempire quella voragine.

La morte della ragazzina è stata archiviata dalle autorità come suicidio, ma i genitori hanno intenzione di dare il via ad una vera e propria battaglia legale affinché vengano individuati i responsabili degli atti di bullismo che hanno ripetutamente subissato Bethany di offese ed insulti tra le pareti scolastiche, così da restituire almeno un briciolo di (vana) giustizia alla loro bambina. Anche perché quello della dodicenne non era il primo caso di suicidio seguito ad atti del genere in quell’istituto, già nel 2012 infatti un ragazzino si era suicidato per gli stessi motivi; e lo stesso soprintendente del complesso scolastico Triad Local School di New Lewisburg, Chris Piper, ha reso noto che già l’anno scorso c’era stata una denuncia per gli episodi di bullismo in cui si era trovata coinvolta Bethany, tanto che gli amministratori del distretto scolastico avevano messo in atto misure preventive proprio al fine di proteggere la bambina; misure che, evidentemente, sono risultate del tutto vane, visto quello che è successo.

Qualcosa deve cambiare”, ha aggiunto Wendy Feucht. “Qualcosa non funziona come dovrebbe nel sistema scolastico e occorre intervenire al più presto per evitare altre morti inutili.

Anche perché i dati riguardanti l’intero sistema scolastico sono davvero sconfortanti: secondo un rapporto diffuso dal dipartimento della Pubblica Istruzione statunitense, nel biennio 2012-2013 uno studente su cinque ha riportato di essere vittima di bullismo.

Ma anche nel nostro paese le cose non sono migliori: nel 2014, infatti, più del 50% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni ha subito episodi offensivi o lesivi della propria persona, e ben il 19,8% veri e propri atti di bullismo (fonte rainews.it).

Sono numeri impressionanti, soprattutto perché, purtroppo, sono davvero moltissimi gli adolescenti che non riescono a superare le angherie subite e decidono di fare ciò che ha fatto Bethany: una ragazzina che è riuscita a vincere contro il cancro, ma non contro l’ignoranza di qualche coetaneo (e, diciamoci la verità, anche di qualche genitore). La piccola principessa guerriera ha posato la corona, perché questa volta, purtroppo, hanno vinto i cattivi.

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