Iris Tinunin: "Chiamatemi pure curvy, ma noi donne siamo più di un'etichetta"

Stylosophique è uno dei blog definiti "curvy" più amati e seguiti. Ma non sentirete mai sostenere a Iris che "con le curve è meglio" o la "rivoluzione curvy". Non vi permetterà di racchiudere la sua idea di moda e bellezza in un altro stereotipo.

Curvy, per definirla come modella, soft size per indicarne la taglia, petite quanto ad altezza. Gli amanti delle categorie e delle etichette possono pure provare a definire così Iris Tinunin.
Peccato che in una come in 10 etichette non ci sta nessuna donna (neppure un uomo, a onor del vero), men che meno Iris che non è esattamente “docile” alle definizioni.

Stylosophique è il suo fashion (ma anche beauty, travel, lifestyle) blog, uno dei più amati del web, tanto che addirittura Vogue ha inserito il suo profilo Instagram in quelli da seguire assolutamente. Ma prima di parlare del nostro incontro, è il caso di parlare del nostro scontro.

Tutto è iniziato con questo articolo sull’hashtag #iodonnaconglishorts, creato da Iris in occasione di un’infelice uscita del settimanale Io Donna. Per farla breve c’è stata un’incomprensione – non aiutata dalla tecnologia – e sono partiti alcuni commenti Facebook e tweet dai toni infervorati. Salvo il fatto che, quando ci siamo date il tempo di “ascoltarci” reciprocamente, lo scontro è diventato incontro e, di più, condivisione.

Già, con Iris Roba da Donne divide la voglia di dire basta a stereotipi femminili irrealistici e spesso insani, al body-shaming e al solito tentativo di etichettare le donne per peso, altezza, taglia del reggiseno, circonferenza cosce, età e varie manco fossero merci da mettere sugli scaffali del mercato della moda.

Lei ha iniziato prima di noi, che per molto tempo non siamo stati esenti da colpe rispetto a quanto sopra, e lo ha fatto nel 2010, ispirandosi alle youtuber americane.

In realtà quando ho aperto Stylosophique non volevo certo condurre nessuna battaglia o diventarne simbolo. Da appassionata di tecnologia, volevo avere anche io il mio spazio sul web e portare avanti lo storytelling personale della mia vita attraverso le tematiche che mi appassionano: bellezza, moda, stile, viaggi.

E allora com’è che sei diventata la curvy model con il curvy blog?

In realtà non lo sono mai diventata, diciamo che gli altri mi definiscono così. E lo capisco, non mi dà fastidio. Ma non mi sentirete mai parlare di “orgoglio curvy” o uscirmene con frasi tipo “con un po’ di ciccia si è più sexy”.
“Curvy” non è meno etichetta di “magra” e, secondo me, le etichette sono limitanti e non dovrebbero esserci. Sono per la diversità di taglia, altezza, colore. Quando ho lanciato #iodonnaconglishorts l’ho fatto per sostenere il diritto di ogni donna a indossare ciò che vuole. La moda non è una questione di taglia, ma di “confidenza”, di cosa ti piace indossare e ti fa sentire bene.

Altrimenti le case di moda dovrebbero vendere solo alle modelle taglia 38 e finito lì il mercato.

L’intervista continua parlando di “donne che odiano le donne”, satira e pure con un no alla “rivoluzione curvy” che all’inizio non ti aspetti ma ci sta.

Foto concessa da Iris Tinunin
La foto postata per la campagna #RockTheCrop sullo scivolone di Oprah

Niente battaglia pro-curvy, insomma.

No, sono per la size diversity, per uno stile di vita sano e un ideale di bellezza realistico. Ma non mi permetterei mai, per esempio, di sostenere che una magra non è sexy o che è meglio una con più curve.
Perché le donne magre o con il seno piccolo dovrebbero sentirsi offese qualora lo stereotipo della bellezza femminile all’improvviso fosse curvy? Sarebbe solo un altro modo di fare body-shaming.
Il mondo della moda deve aprirsi al fatto che esistono tanti tipi di donna, alte, basse, magre, grasse, maschili, con le tette grosse o piccole. Diverse.
La moda non è una taglia, ma uno strumento per esprimere se stesse. E io sono per “Ognuno si metta ciò che vuole e lo fa stare bene” (battaglia per il diritto al top crop anche senza pancia piatta compresa, ndr).

In questo senso ti senti fraintesa?

No, chi mi segue sa bene come la penso e quando è successo, per esempio, che una ragazza mi scrivesse “dopo aver visto te ho capito: vaffanculo la dieta”, le ho risposto che no, quello non è il mio messaggio. La dieta te l’ha prescritta un dottore? E allora si fa.
La salute viene prima di tutto e io non sono qui per promuovere il modello “curvy” a tutti i costi.
Semmai promuovo un’immagine della donna positiva, uno stile di vita sano e un comportamento etico, fuori e dentro dal web. Da qui, il mio approfondimento su temi come i disturbi alimentari e il cyberbullismo, che sono alla base del mio impegno.

C’è anche da dire che spesso sono le donne le prime e le peggiori nemiche delle altre donne.

Vero. Il web ha dato voce a tutti e, tra questi, anche a chi, evidentemente, non ha gli strumenti culturali per capire questo tipo di battaglie.
Credo sia davvero un problema di strumenti: queste donne evidentemente non li hanno e sono talmente vittime dello stereotipo, che quello diventa il loro metro di giudizio. È la legge dei grandi numeri, cui si può rispondere solo selezionando.
Personalmente, sui miei canali social, negli anni si è creato un gruppo di donne solidali, aperte, positive. Io per prima ho sempre chiesto di non dare spazio agli haters e a chi si fa portatore di messaggi negativi, volgari o di odio.

Quindi più che una rivoluzione curvy c’è bisogno di una rivoluzione culturale

Già, niente quote rosa curvy. È solo un altro modo di discriminare. È come quando i media pensavano di dare un’immagine positiva della donna citando l’esempio della modella Candice Huffine ingaggiata dal calendario Pirelli lanciando titoli stando ai quali la notizia erano i suoi 90 kg.
Lo stereotipo è una stronzata.
Molto spesso le persone, anche con le migliori intenzioni, rischiano di cadere nella discriminazione al contrario. Insultare una donna troppo magra non ha senso come insultarne una grassa. Cosa ne sai tu del perché quella persona è così? Magari c’è un disturbo alimentare, una ragione medica. Magari questa cosa la ferisce. Anche le donne bellissime che noi vediamo perfette si vedono spesso difetti. Chi siamo noi per insultarle?

E come la mettiamo con l’ironia e la satira? Non si può più sorridere di un paio di leggings indossati male da una donna a prescindere dalla sua taglia?

Questo è un altro problema. Ultimamente tanta gente sfrutta qualsiasi cosa per fare polemica.
L’ironia è qualcosa di bello e, se fatta con buongusto, specie su personaggi pubblici che, in un certo qual modo scelgono di esporsi, ci sta.
Non credo che Maurizio Costanzo si senta offeso per la satira sul suo collo. Se non la ignora, probabilmente ne sarà divertito.
Purché si tratti di ironia intelligente, non tesa a denigrare o ridicolizzare qualcuno, quanto a ridere con qualcuno di un suo difetto.
Il titolo con “Il trio delle cicciottelle”, comparso su Il Resto del Carlino in riferimento alle tre arciere italiane alle Olimpiadi, non era né ironico, né affettuoso, ma stupido: tre atlete hanno lavorato sodo, conquistando il loro posto alle Olimpiadi e vengono definite per la loro taglia? Inaccettabile.

I media e i personaggi pubblici hanno una responsabilità importante.

Grazie Iris. Per la chiacchierata e per aver staccato qualche etichetta.

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