I telefoni sono cambiati nel tempo. Certo, oggi che possediamo gli smartphone, ci sembra qualcosa di talmente scontato il tastierino numerico del telefono. Ma come molte di noi ricorderanno, i tastierini numerici hanno iniziato a farsi strada, tra gli apparecchi fissi, solo negli ultimi decenni. Ancora negli anni ’70, ’80 ma anche negli anni ’90, tanti avevano in casa dei telefono con la rotella. Che sarebbe stata inutilizzabile, tra l’altro, da un certo punto della storia delle comunicazioni in poi, da quando cioè alle nostre telefonate rispondeva una segreteria che ci invitava a digitare altri numeri per metterci in conversazione con l’ufficio desiderato.

In realtà, i telefoni con il tastierino nascono intorno agli anni ’50 del Novecento, quando cioè si fece strada in tutto il mondo l’idea del design associato alla tecnologia, un concetto che conosciamo molto bene ancora oggi. Allora come oggi, i numeri del tastierino sono disposti nel medesimo modo: dall’alto in basso e da sinistra a destra in ordine crescente dall’1 al 9, mentre lo 0 è al centro in basso, tra il cancelletto e l’asterisco. Ma come si è giunti a questa disposizione?

La storia relativa alla disposizione dei numeri sul tastierino del telefono è molto affascinante. Protagonisti sono i designer dei Bell Labs, che hanno dovuto affrontare il complesso compito. Il loro punto di inizio furono le possibili variabili. I designer ne elaborarono moltissime che spaziavano dalla disposizione a raggiera – che ricordava molto la precedente rotella – fino alla croce, alla disposizione su due file, orizzontali o verticali, ma anche i diagonale. Vennero utilizzati centinaia di volontari per testare i differenti schemi emersi.

Dal Bell Labs eseguirono numerosi test su campioni significativi di persone, per constatare quali tra queste disposizioni di numeri sul telefono fossero l’ideale per una composizione più veloce, per una composizione con meno errori o per una composizione che gli individui all’interno del test preferivano. In quest’ultimo gruppo figurava la disposizione su due righe orizzontali in ordine crescente dall’1 al 9 con lo 0 alla fine. La disposizione invece che faceva commettere meno errori di composizione era quella ad arco, con i numeri sempre in ordine crescente da sinistra a destra con lo 0 alla fine. Quest’ultimo modello però rientrava anche nel gruppo di schemi più numeroso, cioè tra le disposizioni che gli utenti impiegavano meno tempo a utilizzare: insieme a esso la disposizione a righe orizzontali, quella a righe verticali e quella che ancora oggi adottiamo.

Questa disposizione, in particolare, era simile a quella di alcune calcolatrici, ma da Bell Labs vollero capire in particolare perché le calcolatrici adottassero questo schema oppure quello con i numeri in ordine crescente dal basso verso l’alto, da sinistra a destra, dall’1 al 9 con lo 0 a parte, vicino alla virgola per i numeri decimali.

Così da Bell Labs contattarono i principali produttori di calcolatrici dell’epoca – siamo intorno alla fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 – per comprendere perché si adottassero quei due schemi e perché qualcuno propendesse per l’uno o per l’altro. Nessuno dei produttori contattati, tuttavia, riuscì dare ai designer di Bell Labs delle risposte convincenti ed essi evinsero che quella dei produttori di calcolatrici fosse una scelta meramente arbitraria e non ci fossero ragioni di nessun tipo dietro, né estetiche, né pratiche, né di altro genere.

Da molto tempo ormai, i telefoni sono fatti in questo modo e presentano quindi questo tastierino numerico – anche gli smartphone hanno adottato gli stessi schemi e le stesse disposizioni – e chissà per quanto tempo ancora saranno fatti così. Le abitudini, si sa, sono dure a morire, e quindi ci vorrebbero molte generazioni prima di disabituarsi agli schemi attuali. Ma poco importa, magari le prossime tastiere virtuali dei telefoni, in un futuro non troppo lontano, saranno fatte con gli ologrammi.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!