Fertility Day: "Cara Ministra, se non è uno scherzo lo sembra e da donna (e madre) mi sento offesa"

Cara Ministra Beatrice Lorenzin, le scrivo dopo aver visto la nuova immagine dell'opuscolo sul Fertility Day, aver pensato fosse uno scherzo e scoperto che non lo è.

Cara Ministra,
dica che è uno scherzo, ci facciamo una risata, non ne parliamo più e facciamo che il 22 settembre è il giorno in cui si fanno gli auguri di buon compleanno a qualche amico segnalato da Facebook, a Ronaldo, Ornella Vanoni e di Fertility Day non se ne parla più.

No, perché, cara Beatrice Lorenzin, mi permetta la confidenza, se non è uno scherzo lo sembra davvero e pure di pessimo gusto.
Tanto che quando il mio collega mi ha fatto notare la nuova immagine dell’opuscolo sulla prevenzione della fertilità del Ministero della Salute premettendo che secondo lui era una bufala, invece di controllare meglio l’ho liquidata come l’ennesimo meme sul tema. Già, perché dopo quella squallida e semplicistica campagna sul #FertilityDay, uno mica può credere che la nuova illuminante immagine con lo stereotipo di neri, rasta e punkabbestia drogati contrapposti a bravi ragazzi biondi di ariana memoria sia vera. Come dire: pensavamo fosse impossibile fare di peggio. E invece… Quando si dice che la realtà supera la fantasia! Ultimamente, le dirò, accade un po’ spesso.

L'immagine di copertina dell'opuscolo
L’immagine di copertina dell’opuscolo

Ora, premesso che in Italia, di tante cose che servirebbe fare urgentemente per le donne, un #FertilityDay forse non era esattamente in cima alla nostra lista dei desideri, ma nonostante tutto posso anche credere che le sue intenzioni iniziali in fatto di informazione e divulgazione scientifica fossero buone… Premesso ciò, dicevamo, qual è il problema? Chi l’ha consigliata e, evidentemente, continua a farlo? Ma, soprattutto, perché? Chiaro che non sarà state lei a scaricare da Shutterstock queste immagini e a scrivere questi copy, impaginando il tutto pure male, ma non ci credo che non l’ha vista e non ha fatto nulla. Del resto è lei che ha prestato nome, firma e volto con tanto di video a questa iniziativa, no?

E allora mi chiedo: com’è possibile che un personaggio pubblico qual è lei, di più, politico, di più, donna, a prescindere dalla bandiera di appartenenza, non abbia l’empatia di comprendere perché questa campagna è offensiva, denigratoria ed eticamente non condivisibile?

Cara Ministra,

a lei forse non gliene fregherà niente, ma da donna le dico che mi sento offesa. E mi sento offesa anche da madre per la quale il tema fertilità, causa celiachia, tiroidismo e la brutta evoluzione di un papilloma virus, era tutt’altro che scontato a detta dei medici.

Sono offesa, perché questa campagna relega ancora una volta le donne al ruolo di giumente da riproduzione o, comunque, ricorda loro il loro dovere di femmine che dovere non è. Offesa perché l’opuscolo a seguire dà man forte a stereotipi che vorrei che per mio figlio fossero tanto alieni quanto la schiavitù per me. 

Fertility Day, la campagna della polemica
Fertility Day, la campagna della polemica

Onestamente, Ministra, trovo che quest’infelice Fertility Day offenda un po’ tutti! Quelli che invece dell’immaginazione al potere, vorrebbero molto più concretamente l’intelligenza, la cultura, il buon senso; quelli che sono stanchi del pressappochismo di questi anni sterili di empatia e lungimiranza (lo facciamo un Fertility Day per questo?). Offende chi sta lottando per avere riconosciuti dei diritti inalienabili solo su qualche carta o dichiarazione, non nella vita. Offende le donne, tutte. Offende la memoria di quelle che hanno lottato per conquistare diritti evidentemente non ancora scontati; offende quelle che ancora stanno lottando; quelle che hanno figli; quelle che non ne hanno e ne vorrebbero ma non possono (per questioni “biologiche” o perché sono al decimo contratto precario, alla faccia degli slogan della prima sciatta campagna). Offende quelle che non ne hanno né ne vogliono perché sì , Ministra, in quanto donne e non giumente, abbiamo conquistato anche la facoltà di scegliere di non procreare perché a renderci donne e donne soddisfatte non è un ventre fecondo, non lo è mai stato, alla faccia delle portatrici insane della maternità a tutti i costi come metro di misura della realizzazione di una donna. Offende le donne che ancora non si sono poste il problema e anche gli uomini degni di tale nome che sanno bene che una donna non è una giumenta da riproduzione il cui valore dipende da una fertilità scandita a tempo di clessidra. E da lì in poi tutte vacche da macello.

Cara Ministra, possiamo fare di meglio? Peggio mi sento di escluderlo. Non mi smentisca di nuovo!

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