Dico "Grazie" al ragazzo che mi ha quasi strangolata: ecco perché

Purtroppo è sempre più frequente sentir parlare di violenza domestica ma, per quanto l'argomento sia di attualità, noi non riusciremo mai ad abituarci alla brutalità degli uomini violenti con le donne che, invece, dovrebbero amare. Ecco la coraggiosa testimonianza di una di loro, che, in una lettera, ha voluto ringraziare l'ex compagno violento. Questo il motivo.

Quando abbiamo letto questa lettera, in inglese, sulla testata straniera  Elite Daily, siamo rimaste scosse. Colpite al punto tale da decidere di darvene una traduzione in italiano.

Chiaro: ringraziare il proprio aguzzino è quasi un’assurdità, una provocazione. Ma questa lettera ci fa capire, ancora una volta, che la violenza di un uomo su una donna non è una cosa che capita solo alle altre. A volte è un vortice in cui si entra piano, senza accorgersi. Perdendosi e diventando l’ombra della splendida ragazza o donna che eravamo.

Ma questa lettera ci dice anche un’altra cosa. Che si può tornare alla vita. Che si può dire basta. Da qui la scelta di condividere questa lettera che, chissà, magari arriverà a qualcuna di noi che, in questo momento, ne ha bisogno.
Per dire basta. Prima che sia troppo tardi.

“Caro ragazzo che mi ha quasi strangolata,

voglio iniziare ringraziandoti. Potrebbe sembrare strano, ma adesso sono sollevata a sufficienza mentre ti scrivo, perché sono passati mesi dal nostro ultimo incontro e mi sento davvero rinvigorita.

Pensavo di essere una donna forte, indipendente, capace di bere come un uomo e di avere una risposta per tutto. Poi ti ho incontrato. E la donna che ero è pian piano sparita, lasciando posto ad una nuova persona che io non conoscevo.

Sono diventata timida e paranoica. Ero nervosa e ansiosa senza ragione. Mi preoccupavo per tutti tranne che per me. Ero troppo spaventata per parlare, e mi fidavo di tutto quello che dicevi, anche delle cose più orribili. Mi sono persa e non me ne sono resa conto in tempo.

Fino alla notte in cui tutto è successo, tu mi avevi già dato segnali negativi ma io avevo scelto di ignorarli: pugni serrati, contro i muri, bicchieri rotti e porte sbattute. Mi ricordo la volta in cui mi hai lanciato una bottiglia di birra mentre ero a letto, non sono riuscita a scansarmi, così mi si è frantumata addosso e ho visto il sangue scorrere. Ero abituata a questo comportamento, e non mi chiedevo perché dovesse essere così.

Mentre passavano i mesi le tue paranoie crescevano e la mia personalità si annullava sempre più. Ero diventata solo l’involucro della ragazza che ero. Rientrando barcollante a casa dopo l’ennesima discussione da ubriachi al bar, mi hai rubato il telefono e sei scappato via. Eri desideroso di sapere con chi messaggiassi, determinato a trovare prove della mia infedeltà, e mentre piangevo ti imploravo di tornare a casa e di smetterla di renderti ridicolo.

Alla fine sei tornato, convinto che avessi cancellato tutte le prove. Mi hai buttato il telefono a terra, e mi hai afferrata fino a che non mi hai costretta a piegarmi in basso per riprenderlo. La tua mano, fermamente aggrappata al mio collo, si è stretta lentamente all’altra, spingendomi contro la parete e stringendosi sempre più attorno alla mia gola.

Non è stato un incidente; lo hai fatto di proposito. Non so cosa mi urlassi, non mi ricordo affatto a cosa stessi pensando in quel momento. Quello che ricordo è il completo e totale shock e il terrore che sentivo nello stomaco, mentre guardavo negli occhi qualcuno che avevo amato e che sapevo, in un momento, avrebbe potuto uccidermi.

E ho sentito che voleva farlo.

Mi sono sentita insensibile, paralizzata, dopo quella notte. Né una lacrima, né una parola di pentimento da parte tua avrebbero potuto indurmi a perdonarti. Non volevo sentirti mai più accanto a me. Non volevo che mi toccassi e nemmeno che mi guardassi negli occhi. La notte in cui mi hai quasi strangolata è stato il momento del mio risveglio. Hai riportato la vita dentro di me.

Mi hai costretta a sedermi e ad avere uno struggente confronto con la mia vita così com’era diventata, ho sentito me stessa tornare lentamente alla vita. Ero tornata ad essere simpatica, spiritosa, e a fare sorridere le persone. E me ne sono resa conto quando, sedute ad un caffè, una mia amica mi ha detto: “Sono felice che tu sia tornata”; è stata la cosa migliore che mi sia sentita dire.

Perciò grazie al ragazzo che mi ha strangolata, perché se non avessi fatto ciò che hai fatto probabilmente sarei rimasta in quella assurda relazione, esistendo solo sotto il tuo controllo e cadendo inesorabilmente nella depressione in cui stavo precipitando.

Grazie per avermi fatto rendere conto di quanto sono migliore, e che non permetterò mai più a nessun essere umano -uomo o donna che sia- di avere il controllo su di me e sulla mia vita.

Grazie per avermi fatto capire quanto sono forte.

Con affetto,

La ragazza che non hai mai meritato.”

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