"Vergine. Bella. 12 anni. In vendita a 12.500 dollari". Le testimonianza shock delle sopravvissute

Rapite dall'Isis e vendute al miglior offerente per diventare schiave del sesso. Hanno 8, 10, 14 anni. E per loro fuggire è quasi impossibile. La drammatica storia delle schiave yazide vendute e sorvegliate tramite app.

Aveva 16 anni. “Aveva” perché oggi ne ha 18, ma in realtà questo verbo al passato non sta solo a indicare che Lamiya Aji Bashar non avrà più 16 anni, ma una parte di lei non ne avrà più nemmeno 19, 20, 25. Il suo sorriso, il suo volto e il futuro che sognava come ogni ragazza della sua età sono stati rubati. Anzi: uccisi. Lamiya Aji Bashar è viva. Per miracolo, ma lo è: due anni fa è stata rapita dall’Isis insieme ai suoi fratelli e alla sue sorelle. Lamiya è fuggita, sì, ma sulla via del ritorno è esplosa una mina che le ha deturpato il viso.

Altre 3mila ragazze e bambine yazide, come Lamiya, vengono rapite e vendute ogni anno come schiave del sesso: stuprate, picchiate, seviziate. Annullate. Il loro valore è spesso inferiore a quello di un’automobile, una manciata di migliaia di dollari affinché il “padrone” – così si fa chiamare e di fatto è ciò che è – acquisisca la piena proprietà delle schiave. Dal momento del pagamento sono sue, da capo a piedi. Può farne ciò che crede.

Ma come avvengono gli scambi? Grazie alla tecnologia, attraverso le medesime piattaforme che anche noi ogni giorno utilizziamo per parlare con i nostri amici, condividere foto delle vacanze o linkare la nostra canzone preferita. Per l’Isis WhatsApp, grazie anche alla crittografia end-to-end supportata sempre più spesso da app di questo tipo, è il luogo eletto per lo scambio quotidiano di informazioni e soprattutto immagini delle ragazze, così come Telegram e, più raramente, Facebook. Qui, in una sorta di mercato virtuale di donne annientate, ciascuno sceglie la sua – o le sue – preferite. L’Associated Press – che ha condotto un’inchiesta approfondita sul tema uscita qualche giorno fa – ha intercettato alcuni di questi messaggi. Il contenuto fa venire i brividi:

Vergine, bellissima, 12 anni. Il suo prezzo ha raggiunto i 12.500 dollari (11.000 euro) e sarà venduta presto.

L’annuncio quasi si confonde tra pubblicità di armi e gattini. Il messaggio è stato mostrato ai giornalisti da un attivista della comunità yazida che si è visto sottrarre moglie e figlie, oggi schiave del sesso dei fondamentalisti. In un’altra immagine, una mamma con le sue bimbe di 3 e 7 anni viene proposta in vendita a meno di 4mila dollari. 

app schiave isis
Fonte: Web

Il sistema di schiavismo è paradossalmente impeccabile, ai limiti della burocrazia ufficiale: le schiave vengono registrate legalmente in Iraq. In questo modo, militari e polizia possono bloccare prontamente ogni tentativo di fuga e restituire le donne al mittente, come un pacco.

A confermarlo è la fondatrice dell’organizzazione umanitaria tedesco-irachena Luftbrucke Iraq, Mirza Danai:

Ogni schiava viene registrata, pertanto se fugge e viene fermata è molto probabile che venga restituita al padrone.

Le testimonianze delle sopravvissute a questa macchina di orrore, violenza e, spesso, morte sono choccanti. Le ha raccolte l’Associated Press.

Bushra, 21 anni, è stata rapita due anni fa, nell’agosto del 2014 nel corso dell’occupazione della provincia si Sinjar, nell’Iraq nord occidentale, a un passo dalla Siria. L’hanno portata al mercato delle schiave per essere visionata scelta da jihadisti e religiosi arabi. Ma prima di essere messa in vendita, ogni ragazza – nessuna ha più di trent’anni – viene controllata da due ginecologi per accertare senz’ombra di dubbio che sia vergine. Le donne incinte vengono costrette all’aborto tra mille sofferenze e rischi, lasciate sanguinanti e doloranti alla mercé dei padroni o futuri tali.

Bushra è fuggita e ora è ospite di un campo profughi insieme a tante altre ragazze come lei. Noor, per esempio, 22 anni. Per evitare di essere presa da un uomo “vecchio, grasso e brutto”, ha pregato uno dei combattenti di sposarla. Il jihadista l’ha accontentata e, per i primi due giorni, sembrava persino volerla trattare come meritava. Ma poi l’ha stuprata e l’ha fatta violentare da altri 10 combattenti dell’Isis per farla diventare musulmana in base a un legge perversa vergata su una lettera che il marito ha mostrato a Noor. 

ragazze schiave iraq schedate su app
Fonte: Web

I tentati suicidi tra le povere yazide non si contano. Ma suicidarsi, come darsi alla fuga, non è facile. Anzi, pressoché impossibile. I miliziani, se si accorgono che le loro schiave hanno assunto veleno o sostanze tossiche, portano immediatamente le ragazze in ospedale. Non è bontà, è ancora una volta puro egoismo, ferrea volontà di non vedersi sottrarre da niente e nessuno la “merce”. 

Negli ultimi tempi, liberare le ragazze, circondate da una rete di sfruttatori e di messaggi criptati, è diventato sempre più difficile. E pericoloso. Non solo i jihadisti e i “padroni” se la prendono con le schiave punendole duramente a ogni tentativo di fuga, ma chiunque venga sorpreso ad aiutare le schiave yazide viene ucciso, senza se e senza ma. Stando alle stime del Governo curdo, se nei mesi scorsi venivano salvate in media 130 donne al mese, nelle ultime sei settimane la cifra si è ridotta a un terzo, una quarantina. 

Lamiya Aji Bashar, per noi, è un po’ il simbolo di tutte queste storie. La donna che incarna l’orrore subito dalle ragazze che come lei finiscono nelle mani di gente spietata.

Lamiya, nonostante tutto, ringrazia dio:

Sono riuscita ad andarmene da quegli infedeli. Anche se avessi perso gli occhi ne sarebbe valsa la pena, perché sarei sopravvissuta.”

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