Napoli come un'Odissea: Luoghi, Tradizioni e Segreti della Vecchia Palepoli

Prendete una buona guida turistica, anzi usate internet e annotate tutti i posti che è possibile visitare a Napoli. Lo avete fatto? Ora, aggiungete all'elenco, tradizioni, rituali, segreti, musei e tutti quei luoghi che stiamo per raccontarvi. Prendete un treno o un aereo e visitate la città di cui oltre al sole e al mare, vi innamorerete anche dei vicoli, degli estremismi e degli odori. Buon viaggio!

(…) sì vuò capì napule
tecchete e chiav’rind’ e man’ e sì tras’
infern’ e paradis’
sacr’ e profan’
lott’ trà abel’ e cain’ (…)

(Se vuoi capire Napoli, eccoti le chiavi nelle mani e se entri, troverai “inferno e paradiso”, sacro e profano, lotta tra Abele e Caino.)

“La Famiglia”, pionieri dell’Hip pop napoletano, poeti che raccontano a “fronn’ e limone” (espressione usata per indicare un canto unico) la vivacità artistica e le mille contraddizioni di Napoli, descrivono con queste parole, la straordinaria “Odissea” di quella che un tempo si chiamava Palepoli. Con la collaborazione di Enzo Gragnaniello, la crew, ci ripropone i sapore dei quartieri, le sfumature del dialetto, figlie di un rapporto di amorosi sensi tra una Napoli che “distrugge e crea” e altre terre.

Così, inizia il nostro viaggio nella città dai “mille culure”… dove non è lecito rimanere impassibili (nel bene o nel male) dinanzi alla drasticità, al fervido caos, alla bellezza seducente che definiscono la città, come luogo d’eccezione e di delirio che intrattiene. Care amiche e amici, parleremo dei posti, dei ricordi, delle tradizioni e dei segreti della lontana Palepoli, in cui “odi et amo” sono all’ordine del giorno. La “Terra mia” di Pino Daniele, è la radice del nativo e del passante, imprigiona nel presente e rende libero chi la ricorda. Se ne parla continuamente ma se non la conoscete, dovete farlo, nonostante ci voglia una vita intera per portare alla luce ogni singolo puzzle che la compone.

Dunque, abbandoniamo per un attimo le solite “leggende metropolitane” che ritraggono Napoli come: pizza, Maradona, Totò, Massimo Troisi, la sfogliatella, San Gennaro, San Gregorio Armeno, spaghetti, Mergellina e la squadra del cuore (anche se è difficile non parlarne!!) e concentriamoci nel descriverla in modo inusuale. Scopriamo le chicche che richiamano inevitabilmente cultura e tradizione. 

1. Palazzo Donn’Anna

Fonte: napoliitineraridellacampania.it
Fonte: napoli.itineraridellacampania.it

Palazzo Donn’Anna, venne costruito a Posillipo nel 1642, dall’architetto Cosimo Fanza. La struttura nacque per ospitare Anna Carafa, moglie del Vicerè di Napoli, Filippo De La Torres. Si narra che Donn’Anna, abbandonata dal marito tornato in Spagna, sarebbe impazzita a causa di un tradimento da parte del suo amante, il Principe di Casapesenna che si era innamorato di Merecedes della Torres, nipote del primo marito della Carafa. Sola e distrutta, dopo un violento litigio con la bella e giovane Mercedes, la regina, fece uccidere la ragazza all’interno del palazzo. Si racconta che la struttura sia “abitata” dal fantasma della vittima. Sempre in zona, dopo il lido di Marechiaro, è situato un largo dei pescatori, descritto dal poeta Salvatore Di Giacomo nella canzone “A fenesta e Marechiaro”.

2. Pizze e caffè sospesi

Fonte: web
Fonte: web

Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo… Luciano De Crescenzo

Il caffè sospeso rientra nella tradizione sociale napoletana. Le persone più facoltose e non solo ordinavano il proprio caffè ma ne pagavano due o più tazzine, per dare la possibilità ai meno fortunati, di poter assaporare la bevanda. “Na tazzulella e’ cafè” veniva regalata ai più poveri, in segno di solidarietà. Oggi, è un gesto comunque comune a Napoli ma in declino rispetto a un tempo. Nonostante ciò, l’iniziativa si è ramificata in più settori. Attualmente esiste: “il libro sospeso”, “la poesia sospesa” e “la pizza sospesa”.  Pensate che nel maggio del 2015, sono state sospese oltre 100 pizze per coloro che non hanno fissa dimora. L’iniziativa è stata ideata dal pizzaiolo Ciro Oliva e dal giornalista Davide Ricciardiello. Inoltre, molte altre sono le pizzerie del centro storico di Napoli che offrono prezzi stracciati per gli studenti e i disoccupati e cibo gratis a fine giornata lavorativa, per i senza tetto.

3. Università Federico II

Fonte: wikimedia.org
Fonte: wikimedia.org

Nel lontano 1224, Federico II di Svevia fondò l’Università di Napoli. Prima Università, (insieme a quella di Bologna) di tutta l’Europa e di stampo laico, la Federico II, venne costruita in città per motivi culturali, geografici ed economici. Nel 1616, la sede centrale, si trovava nel Palazzo dei Regi Studi (attuale sede del Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Durante il periodo del decennio francese ( 1806-1815), l’Università, comprendeva la facoltà di Lettere e Filosofia, Matematica, Fisica, Giurisprudenza e Biologia. Inoltre, venne qui creata la prima cattedra di zoologia. Attualmente sono quasi 20 le strutture che ospitano le diverse facoltà, tra cui l‘Orto botanico o Il Chiostro dei Santi Marcellino e Festo, uno dei monumenti più noti e antichi della città. Alunni esemplari della Federico II, sono stati: Roberto Saviano, Samantha Cristoforetti, Renato Caccioppoli, Luigi De Magistris, Gianbattista Vico, Alfonso Gatto, Giancarlo Siani, Alessandro Preziosi o Enrico de Nicola.

4. “La sedia della fertilità”, Chiesa di Vico Tre Re

Fonte: napoli.virgilio.it
Fonte: napoli.virgilio.it
 

Nei Quartieri Spagnoli, antico polmone della città, esiste una Chiesa dedicata a Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù, la santa a cui si rivolgono le donne sterili e/o che vorrebbero diventare genitrici. La casa di Maria Francesca “La Santarella”, rende omaggio alla Santa nata il 25 marzo 1715. Nella Chiesa, c’è una sedia miracolosa che avrebbe la capacità di far diventare mamme,  tutte coloro che siedono su di essa. Sempre più persone, giungono dall’Italia e non solo, per visitare il luogo sacro o ricevere “il miracolo”.

5. Trattoria Nennella

Fonte: vesuvioonline.it
Fonte: vesuvioonline.it

“Sempre n’copp e quartieri” (Sempre sui Quartieri Spagnoli), alle spalle di Via Toledo, nacque nel periodo del dopoguerra, una piccola trattoria napoletana, gestita da Elisabetta Vitiello. Il locale fiorì con l’intento di sfamare e’mericani (gli americani). Pian piano, la trattoria, allargò sempre di più la sua struttura, proponendo piatti come la pasta e fagioli o la trippa. Attualmente, “Nennella”, ha 3 sale interne e una serie di rituali che contraddistinguono il noto locale, tra cui recitare il menù a voce alta e la discesa di un paniere che serve per gestire le mance del personale. Quando sentite: “Uagliù acalate ‘o panaro!” (Ragazzi tirate giù il paniere), significa che è giunto il momento di non fare i tirchi. Con 10 euro circa, si assaggiano i piatti tipici di Napoli, come la pasta e patate con la provola, salsicce e broccoli, alici fritti e l’antipasto napoletano “come si faceva una volta”.  Il centro storico della città, è la culla della tradizione culinaria napoletana. A tal proposito, Eduardo De Filippo, scrisse una poesia per elogiare le peculiarità del ragù, dal titolo O rraù”: “O rraù ca me piace a me m’ ’o ffaceva sulo mammà. (Il ragù che mi piace, lo faceva solo mia mamma). 

6. La casa del Mandolino

Fonte: produzionidalbasso.com
Fonte: produzionidalbasso.com

“L’accademia Mandolinistica napoletana”, nacque nel 1929, grazie ad un’idea di Raffaele Calace. Successivamente, grazie al mandolinista, presidente, docente e direttore dell’“Accademia Internazionale dei Mandolini Antichi”, Mauro Squillante, il progetto sta nuovamente prendendo forma. “Come mai in una città con una tradizione musicale così imbastita e solida, un’idea del genere ha preso forma soltanto adesso?“. Osservazione acuta, quella della giornalista Federica Pacillio che ha analizzato il calvario della tradizione partenopea, occupandosi in prima persona delle evoluzioni della “Scuola del Mandolino”. L’iniziativa promossa dal Presidente in questione, ha trovato un ottimo riscontro didattico  presso il Conservatorio di S.Pietro a Majella, dove è possibile seguire numerose lezioni di mandolino. L’equipe di musicisti che ha collaborato con artisti come Andrea Bocelli, ha inoltre, promosso il I “Campus internazionale di Mandolinoche si terrà a Napoli, dal 3 al 10 agosto.

7. Caffè Gambrinus

Fonte: vesuviolive.it
Fonte: vesuviolive.it

Signore e signori: il Re del Caffè Letterario esiste ed è il Gambrinus! Nato nel 1850, situato tra Piazza del Plebiscito e via Chiaia, il noto locale arredato in stile liberty, indica il connubio perfetto tra il vecchio e il nuovo. Elegante, regale e costoso, il Gambrinus, (affrescato per lo più da Caprile) è stato luogo d’intrattenimento per molti politici tra cui Crispi, Nicotera, Bonchi, Labriola, Miraglia; per l’’élite napoletana che va da Filangieri, Zerbo, Sirignano, Colonna, Caracciolo, a  Pignatelli. Fonte d’ispirazione anche per artisti e poeti come Salvatore Di Giacomo, Matilde Serao e il suo “Il Ventre di Napoli”, Murolo, e persino Gabriele D’Annunzio che proprio qui, scrisse “A Vucchella”. Ritornando al caffè sospeso, all’ingresso del Gambrinus, è ancora posizionata una caffettiera gigante, nella quale è possibile lasciare gli scontrini “sospesi”. Pratica che poi è stata ripresa in giro per il mondo.

8. L’Ospedale delle bambole

Fonte: vesuvioonline.it
Fonte: vesuviolive.it

Un ospedale per le bambole? Possibile? Certo che si! A Napoli, si trova in via San Biagio dei Librai. In questo luogo un po’ magico, rétro e nostalgico, maestri artigiani, riparano le bambole rotte provenienti da tutto il mondo. Tra i pazienti, sono presenti anche pastori, giocattoli vari e cavallucci a dondolo d’altri tempi. Inoltre, l’ospedale funge anche da Museo, nel quale sono esposte bambole in porcellana, pupi siciliani e Madonne antiche. L’idea fu di Luigi Grassi, scenografo del Teatro San Carlo che durante il 1800, come passatempo, iniziò a riparare bambole che sarebbero state gettate. La tradizione è stata ripresa anche dal figlio Michele, scultore di statue che ne fece un vero e proprio lavoro. Attualmente Luigi Grassi, sua figlia Tiziana e i tre nipotini, curano il Pronto Soccorso più bello d’Italia che è possibile visitare anche su appuntamento. “Consumiamo meno giocattoli, così salvaguardiamo il nostro pianeta“.

9. Museo Pino Daniele

Foto: positanonews.it
Foto: positanonews.itù

L’apertura del “Museo Pino Daniele”, era prevista per aprile 2016 ma purtroppo l’iniziativa è stata rimandata. Di sicuro, a breve, l’installazione permanente dedicata all’artista, aprirà i battenti all’interno del Museo della Pace, nell’ex Hotel Londra, in piazza del Municipio. L’architetto Capasso, ha organizzato la mostra disponendo il materiale su un unico piano, composto da sette stanze.Pino Daniele alive”, questo il titolo dell’opera museale, curata dai fratelli di Pino Daniele che hanno voluto rendere omaggio al compianto fratello, occupandosi personalmente della mostra interattiva, nella quale saranno presenti megaschermi, touch screen, video mapping.

 

Se avete voglia  di visitare  Napoli, la città più comica e triste del pianeta, correte qui. Troverete, cortesia, cultura, degrado, sorrisi, gente che vi parla come se vi conoscesse da una vita. Se avete paura dei soliti luoghi comuni come gli scippi e i pacchi, venite comunque, perchè Napoli non è come la raccontano…A Napulè bisogna viverci e assaporare le ceneri del Vesuvius che magicamente accompagnano le nostre giornate. Eterna voce della passione, questa città è l’emblema del “Troppo” e la metafora del “sentirsi sempre a casa”.

Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini. Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l’unica rete dei nostri pericolosi esercizi, fa’ che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore. Totò

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